Marco Bellocchio affronta e confronta l'Oreste di Euripide con il mito moderno del suo I pugni in tasca trovando assonanze tra il racconto del mito che vede un giovane uccidere la madre, con la complicità della sorella, e in assenza del padre e quella molto simile raccontata raccontava nel film.
Se nel Mito antico Oreste trova la salvezza grazie al perdono di Pallade in quello tutto moderno de I pugni in tasca Ale sconfitto dalla storia e dal suo individualismo adolescenziale, in assenza di dei non viene affatto salvato.
Pugni in tasca e Oreste non sono certamente coevi ha dichiarato il regista Filippo Gili- ma coeva è la splendida disgrazia che incombe l’uno sopra, l’altro, sembra, sotto. Perché se è vero che nel Mito antico Pallade perdona Oreste, nel Mito tutto moderno de I pugni in tasca, il fermo immagine di quell’esito mortale e violento sembra sussurrare che di Oreste ve ne sia stato uno solo, e che le Erinni possono sorvolare su un matricidio solo se vi è Apollo ad ammortizzare la punizione. Non rimane altro che, in una prospettiva ciclica del Tragico umano, fondere le due opere, punto di inizio e di fine dello stesso Mito.
L'idea è diventata prima uno studio, presentato la scorsa estate al Festival del Teatro Antico di Veleia, e finalmente lo spettacolo che andrà in scena al Teatro Vascello di Roma dal 21 al 24 marzo. Bellocchio firma la drammaturgia assieme a Filippo Gili che firma anche la regia.
A interpretare il duolo doppio e difficilissimo di Oreste e di Ale Gili ha voluto Pier Giorgio Bellocchio, figlio di Marco, che si è già fatto apprezzare nella versione teatrale de I pugni in tasca dello scorso anno e nel recente A porte chiuse di Jean Paul Sartre per la regia (e traduzione) sempre di di Filippo Gili.
ORESTE da Euripide
al Teatro Vascello di Roma
Via Giacinto Carini, 78
dal 21 al 24 marzo 2013
dal martedì al sabato h.21 – domenica h.18
06 5881021 - 06 5898031 - promozione@teatrovascello.it www.teatrovascello.it